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L'urlo angosciante dell'arte in Ucraina

La guerra, fin dagli antipodi, ha messo sempre a dura prova la sopravvivenza del settore culturale in ogni sua manifestazione e ancora una volta siamo dinanzi al medesimo pericolo. La guerra in Ucraina, oltre a provocare la morte di innocenti e a distruggere la vita di chi riesce a sopravvivere ad essa causando dei danni irreparabili, rappresenta una minaccia concreta per il patrimonio artistico e architettonico.

Dinanzi a questo abominio le autorità comunali ucraine stanno adottando delle misure provvisorie con lo scopo di tutelare le opere artistiche, gesto che non avveniva dalla seconda guerra mondiale: statue, come quelle presenti dinanzi alla chiesa di Sant’Antonio a Leopoli, sono state  circondate da protezioni in legno o avvolte da teli protettivi; altre opere come quelle presenti nel Museo nazionale di Andrey Sheptytsky di Leopoli sono state evacuate lasciando al loro posto un vuoto lacerante.


Statua con telo protettivo nel centro storico di Leopoli. (c) Ilfattoquotidiano


Purtroppo nessuna soluzione è stata trovata per i beni monumentali come la cattedrale di Santa Sofia o la scalinata Potëmkin di Odessa. In grande pericolo sono anche le circa 10 mila opere che costituiscono la collezione del Museo d’Arte di Odessa, tra le quali ci sono le prime tele di Kandinsky. Incontro a miglior sorte sono andate le statue Il Cristo Salvatore della cattedrale armena di Leopoli  e La Pace di Antonio Canova, esposta nel Museo Bogdan e Varvara Khanenko di Kiev, che sono state messe entrambe al riparo in un bunker.


La statua del Cristo Salvatore della cattedrale armena di Leopoli durante il trasporto in un bunker, (c) Corriere della Sera


Quest’ultima in questo delicato momento storico si carica di un forte significato simbolico, in quanto essa è l’emblema dell’Europa straziata. Lo scultore l’ha realizzata tra il 1811 e il 1815, in stile squisitamente neoclassico, ed è una chiara espressione del profondo turbamento instillato in lui in seguito alle terribili azioni belliche, condotte sotto l’egida di Napoleone, che martoriavano l’Europa in quei decenni e che un animo artistico, sensibile, come quello di Canova non riusciva a tollerare.


Antonio Canova, La Pace, 1815, Kiev, Museo Varvara e Bogdan Chanenko


Le urla di aiuto da parte di tutto il mondo artistico presente in Ucraina appaiono come taciute da quegli stessi strumenti protettivi ossia bunker, teli e protezioni in legno, che hanno solo lo scopo di tutelarle il più possibile dai bombardamenti, costringendo al silenzio quel messaggio di bellezza e rassicurazione che unicamente l’arte sa regalare a coloro che vogliono vivere senza aver paura di fare le cose più semplici.

In risposta a queste grida gli artisti più noti del panorama della Street Art italiana si sono immediatamente espressi, schierandosi con fermezza contro la guerra e la violenza che essa comporta. Tra essi Anonimo 74 a Roma, sul muro del Rione Monti, ha realizzato un murale che raffigura il presidente  degli Stati Uniti Joe Biden e quello della Federazione Russa Vladimir Putin bambini, con abiti sportivi e un pallone sotto braccio. Dietro di loro c’è un cartello che li ammonisce con le seguenti parole: “No war games”.

L’artista declama un messaggio di pace e fa così riemergere il lato infantile, insisto in ognuno di noi, per ricordare chi sta soffrendo di più in questo momento: i bambini, piccole vittime innocenti, che dovrebbero preoccuparsi solo di andare a scuola e di litigare sul campetto di calcio con il proprio amico-avversario dell’altra squadra per poi fare la pace subito dopo, si trovano, invece, costretti a fuggire via tra le macerie, abbandonando le proprie stanzette in cui custodiscono tutta la loro breve vita, per andare incontro ad futuro ignoto pregando che le persone che più amano non cadano a terra dopo un colpo di fucile dinanzi ai loro occhi.


Anonimo 74, No War Games, Roma, Rione Monti


Anche Jorit non è rimasto in disparte e ha realizzato un murale a Salerno in zona Parco Pinocchio, sulla facciata dell’Istituto d’arte Sabatini-Menna. Il messaggio che ci vuole trasmettere è immediato e di impatto: un grande occhio blu, vitreo, le cui ciglia sono bagnate da lacrime che inumidiscono le guance, osserva con tristezza davanti a se i segni della devastazione e del massacro che la guerra crudele, dura e becera lascia dietro di se, lì dove essa è passata senza fare alcuna distinzione su chi si imbatte lungo il suo cammino.


Jorit, Murale della Pace, (c) IG Jorit


In questo modo l’artista napoletano sottolinea che in un conflitto armato non esistono vincitori e vinti, perché ognuna delle due fazioni tornerà a casa privato di quella parte importante che distingue l’uomo dalle bestie: la sua umanità e l’arte, in ogni sua espressione, è l’unico mezzo per restare aggrappati ad essa.

L’occhio di questa singola persona si fa portavoce di un pensiero universalmente condiviso e deciso: la fine della guerra e il ripristino della pace. Compaiono due parole in antitesi “Peace” che campeggia in alto e “War” collocata in basso e appoggiata sulla rima inferiore delle ciglia compare una colomba, emblema per eccellenza della pace, che trascina la lettera A dalla parola war alla parola peace.

La colomba assume un significato simbolico- religioso, in quanto nella Genesi è proprio questo uccello a portare a Noè il rametto d’ulivo come segno della fine del Diluvio universale e il principio di una  nuova epoca di pace tra Dio e gli uomini.

Il blu dell’occhio rimanda al colore del cielo dove si librano senza catene gli uccelli e dove si spera, che al più presto possibile, potranno continuare a volare gli aerei con a bordo i sognatori emozionati di conoscere terre sconosciute e vivere nuove esperienze; ed evoca anche il colore del mare, dove i pesci nuotano senza restrizioni e dove si spera che gli abitanti dell’Ucraina potranno, nuovamente, immergersi nelle sue acque, affondando in esse tutte le loro paure e i dolori pesanti come macigni che questa ennesima e inutile guerra ha addossato su essi lacerandogli l’anima.


Elisa Adamo è nata a Napoli. Consegue la laurea presso l’Università di Napoli Federico II in Filologia moderna con il massimo dei voti, dopodiché insegna italiano e storia presso istituti di scuola superiore. Da sempre appassionata di arte e cultura, dedica il suo tempo alla lettura e alla pittura dei quadri che hanno come soggetto soprattutto la sua città.