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La bottega Penko: eccellenza dell’arte orafa fiorentina

Come ha deciso di diventare gioielliere?

Ricordo benissimo il momento in cui presi questa decisione, era l’ultimo giorno prima dell’inizio delle vacanze natalizie. Avevo tredici anni ed ero iscritto a Ragioneria. Mia madre faceva la professoressa e doveva riconsegnare un libro all’istituto d’arte. Visto che quel giorno eravamo insieme, la accompagnai. Entrando per caso nella sezione di Oreficeria, rimasi colpito e affascinato dalle vetrine, spesso impolverate, con le coppe impreziosite, gli smalti e i gioielli, capendo quale sarebbe stato il mio destino. Un’ora dopo ero già iscritto in quella scuola. Mi sentì molto grato per la fiducia da parte dei miei genitori, ma anche per la comprensione, visto che non venivano dal mondo dell’oreficeria. Anche se devo dire che mio padre, essendo un filatelico e numismatico, mi ha trasmesso alcune qualità che sono fondamentali per il mio lavoro: la grande passione per i dettagli più minuziosi e per la storia che si nasconde dietro gli oggetti. Entrambi i concetti sono fondamentali anche per lo studio delle monete e dei francobolli. Prima è stato mio padre a trasmettermi la sua passione, mentre poi sono stato io a trasmetterla ai miei figli Alessandro e Riccardo.


Paolo Penko con la moglie Beatrice e i figli Alessandro e Riccardo. Photo courtesy: Paolo Penko


Di quest’ultimo, Riccardo, abbiamo potuto ammirare gli splendidi gioielli sul palco del Teatro della Pergola, creati appositamente per lo spettacolo La donna volubile. La collaborazione con il mondo dello spettacolo è un vostro nuovo traguardo?

Sì, è una nuova avventura di cui l’ideatore e il protagonista è Riccardo. Essendo stato sempre appassionato del mondo dello spettacolo e del cinema, ha sviluppato un nuovo segmento della nostra attività, relativa alla creazione dei gioielli teatrali. In un mese ha creato ben trenta gioielli per il Teatro della Pergola. Ogni gioiello è stato ideato tenendo conto del periodo storico, della tradizione orafa veneziana e in linea con il contesto culturale e sociale dei personaggi goldoniani. Tutti i gioielli sono stati realizzati in argento e lega dorata ed impreziositi da cristalli, pietre dure, pietre semipreziose e perle. Creare dei gioielli per uno specifico spettacolo era una tradizione ormai persa, ma Riccardo l’ha recuperata.


Gioielli realizzati per Rosaura, la protagonista dello spettacolo Donna volubile. Photo courtesy: Paolo Penko


Com’è vivere in una famiglia di gioiellieri?

Non è sempre facile lavorare in famiglia, genitori insieme ai figli. Devo dire però che i tempi della pandemia ci hanno dato la possibilità di confrontarci di più, il che ha suscitato diverse nuove riflessioni riguardanti il lavoro. Siamo convinti che il rallentamento lavorativo che si è creato a causa dei pochi turisti, ci aiuterà ad individuare tante nuove idee.


Quali sono gli artisti che l’hanno maggiormente ispirato?

Fin da giovanissimo ho cercato di approfondire le tecniche antiche della tradizione fiorentina. Con l’apertura della mia prima bottega, ho iniziato a creare gioielli ispirandomi al Busto di giovane con cammeo di Donatello al Museo nazionale del Bargello. È proprio da quest’opera che è scaturita la grande passione di ricreare i gioielli storici della nostra cultura passata. Tutt’oggi nella nostra bottega realizziamo gioielli ispirati a grandi maestri come Bronzino, Tintoretto, Tiziano e Botticelli. Di quest’ultimo abbiamo creato una collezione, intitolata La primavera perfetta, ispirandoci al celebre dipinto della collezione degli Uffizi. Amo dar vita e rendere concreti gioielli che altrimenti potremmo ammirare soltanto dipinti o descritti.


Come nell’occasione delle celebrazioni per il cinquecentenario dalla nascita di Cosimo I, quando ha realizzato tre simboli del potere del granduca, il Collare del Toson d’oro, lo Scettro e la Corona granducale.

Esatto, anche in quell’occasione ho potuto dedicarmi ad un lavoro di ricerca filologica. Non esistono originali analoghi perciò non si tratta di riproduzioni, ma di creazioni artigianali eseguite sulla base delle fonti scritte e iconografiche. Queste opere sono state apprezzate anche da parte del marchio Dolce & Gabbana il quale le ha incluse nel loro fashion show intitolato Il Rinascimento e la Rinascita a Palazzo Vecchio a Firenze. La loro sfilata era dedicata all'alta sartoria maschile, rendendo omaggio al Rinascimento fiorentino e al suo artigianato. La Corona, frutto di più di mille ore di lavoro, è stata la protagonista dell'evento, insieme allo Scettro, il Toson d'oro e una spilla rappresentante gli Anelli Medicei, scelta insieme allo stilista Domenico Dolce. In quell'occasione il designer, insieme al collega Stefano Gabbana, ha ammesso di aver «sempre guardato al Rinascimento fiorentino e ai suoi protagonisti con grandissima ammirazione. Le arti, la cultura e il sapere hanno raggiunto in quel periodo una tale eccellenza, da continuare a essere presi a modello di perfezione fino ai nostri giorni. Se osserviamo le opere di Leonardo, Michelangelo, Botticelli o Piero della Francesca, per citarne solo alcuni, non possiamo non rimanere ancora incantati, nonostante siano trascorsi più di cinque secoli dalla loro esecuzione. La bellezza eterna racchiusa in questi capolavori è così unica, che non ci sono parole per descriverla.»



Il Rinascimento e la Rinascita, il fashion show di D&G a Palazzo Vecchio. Photo courtesy: D&G


La vostra attività si basa sulle antiche tradizioni fiorentine, ma i tempi cambiano e cambiano anche le tradizioni. Vi capita di dovervi adeguare alla contemporaneità?

Assolutamente sì. Ultimamente c’è una tendenza alle forme maschili nell’abbigliamento femminile e perciò anche i gioielli per le donne tendono alla riduzione degli ornamenti, al minimalismo e alle forme più rigorose. Inoltre, in generale il confine fra i gioielli maschili e femminili sta scomparendo. Ci stiamo adeguando ai tempi, ma senza abbandonare la nostra tecnica che sarà sempre legata alla tradizione. Abbiamo creato anche una tecnica nostra che chiamiamo “penkato”. È un particolare trattamento della superficie che enfatizza quello che è la tradizione della setatura dell’incisione a bulino e appare come se fosse messa su una lente d’ingrandimento. È una tecnica che abbiamo usato anche durante la nostra collaborazione con la cattedrale di Santa Maria del Fiore in occasione della visita di Papa Francesco per impreziosire l’arredo liturgico. Circa dieci anni fa, invece, ho creato un cammeo contemporaneo: il primo video-gioiello al mondo. È un gioiello fisico contenente uno schermo che può trasmettere delle immagini o un video.


La bottega Penko a Firenze


Qual è il ruolo dell’oreficeria oggi?

Un gioiello deve raccontare una storia, ma non deve essere solo un omaggio al nostro passato, deve rispecchiare anche il tempo. Ovviamente, deve rappresentare la personalità dell’individuo e l’occasione nella quale viene indossato ed essere adeguato ad un utilizzo quotidiano. Anche l’acquisto deve essere un’emozione. I nostri clienti vivono un’esperienza di bottega, osservando all’istante la creazione del loro gioiello unico e personalizzato. Questa è la caratteristica del nostro modo di lavorare, che riconosce nei concetti di bottega artigiana e impresa familiare due veri e propri punti di forza.